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UK-UE e l’accordo sulla BREXIT

Il 23 giugno del 2016 è avvenuto il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’UE, a seguito del quale il Regno Unito ha iniziato la negoziazione della sua uscita dall’Unione Europea, rinunciando anche a compiti istituzionali (come la presidenza del Consiglio dell’UE), che gli sarebbero spettati di diritto.

Nel mese di luglio dell’anno corrente il governo britannico cerca di stabilire con il Consiglio europeo un accordo sui principi delle sue relazioni future con l’UE dopo la Brexit.

QUALE SCENARIO SI PROSPETTA IN CASO DI MANCATO ACCORDO?

Il 27 agosto 2018 in un articolo de “Il Post” vengono presentati i principali effetti di un “no deal”, che riguarderanno principalmente il commercio con l’Europa. Al momento attuale il Regno Unito appartiene all’ESM(sigla che sta per “mercato unico europeo”); tale istituzione è il motivo principale per cui è nata l’UE, poiché facilita la libera circolazione delle merci in tutti i paesi appartenenti all’Unione.

In caso di mancato accordo tra le parti, il Regno Unito sarà considerato dal resto dell’Unione come un paese straniero e questo comporterebbe un consistente aumento di burocrazia e una notevole dilatazione delle tempistiche: permessi da ottenere, documenti da compilare e nuove procedure da imparare. Questo aggravio burocratico si applicherà a tutti i settori economici britannici, dalla finanza ai prodotti medici.

Il documento del governo, a tale proposito, consiglia alle aziende di appoggiarsi a dei consulenti specializzati o di affidarsi a delle società, che svolgono di mestiere questo tipo di pratiche burocratiche.

Questo sicuramente non rappresenterà un gran problema per le grandi società, ma risulterà un costo ulteriore per le più piccole, che vedranno aumentare i costi legati alle attività gestionali.

LA CHIUSURA DELL’ACCORDO ENTRO NOVEMBRE

Il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker spera di poter raggiungere un accordo con Londra entro il mese di novembre (data ormai prossima). Egli ha dichiarato al quotidiano austriaco “Der Standard”: “il negoziato non è semplice, la speranza è che il Consiglio europeo possa fare passi avanti sufficienti in modo da poter chiudere a novembre”.

Il 17 ottobre ci sarà una riunione tra la Premier britannica Theresa May e le sue controparti nell’Unione europea.

La Premier ha ricordato che, una volta attuata la Brexit, cesserà il principio di libera circolazione dei cittadini europei nel Regno Unito.

La nuova politica migratoria, si baserà sulle competenze e sulle origini dei cittadini stranieri, riducendo drasticamente l’immigrazione di persone poco qualificate.
All’interno del suo “Libro bianco”, Theresa May avanza alcune proposte:

  • i passaporti dei turisti che intendono fare soggiorni di breve durata e degli uomini d’affari provenienti da Paesi “a basso rischio” saranno esaminati agli e-gates (come avviene ora per i cittadini europei);
  • i controlli di sicurezza e dei casellari giudiziari saranno effettuati prima dell’ingresso delle persone nel Paese, come avviene negli Stati Uniti;
  • i lavoratori stranieri che intendono aumentare il periodo di permanenza avranno un salario minimo affinché non possano competere con persone già residenti in UK;
  • i candidati scelti per lavori altamente qualificati potranno portare la propria famiglia ma solo se appoggiati dal proprio datore di lavoro.

Fonti:

https://www.ilpost.it/2018/08/27/no-deal-brexit/

https://www.ilmessaggero.it/economia/flashnews/brexit_piu_vicina_la_chiusura_dell_accordo_juncker_aumentate_le_chance-4021448.html


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