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LA FLAT TAX

La Flat Tax è un sistema fiscaleche si basa su una aliquota fissa, proporzionale ai ricavi annui del lavoratore autonomo. Questo sistema di tassazione è stato ideato per la prima volta dall’economista statunitense Milton Friedman, nel 1956.

In Italia il governo ha dato avvio ad un’ipotesi di “dual tax”, poiché sono state previste due aliquote: del 15% e del 20%:

  • Flat tax al 15% (a partire dal 2019) per le partite IVA con ricavi inferiori o pari a 65 000 euro l’anno;
  • Flat tax al 20% (a partire dal 2020) per le partite IVA con ricavi inferiori o pari a 100 000 euro l’anno.

A partire sempre dal 2019 è stata anche prevista un’aliquota fissa al 5% per le start up, in favore dei giovani under 35 e degli over 55.

L’obiettivo primario della Flat Tax è quello di semplificare gli adempimenti contabili grazie ad un regime forfettario unico, che faciliterebbe la vita di imprese e liberi professionisti: l’abolizione di numerosi obblighi fiscali, come gli studi di settore e lo spesometro, comporterebbe infatti un notevole vantaggio in termini economici e di tempo.

UNA PERDITA DA MILIARDI DI EURO PER LE CASSE STATALI

Una minore pressione fiscale sui cittadini comporterà necessariamente un notevole abbassamento delle entrate per lo stato e per le sue casse pubbliche. Una perdita che potrebbe attestarsi sui 100 miliardi di euro l’anno.

ADDIO PERSONALIZZAZIONE DELL’IMPOSTA

Attualmente le detrazioni e deduzioni si possono adeguare alle diverse situazioni familiari e alle caratteristiche del nucleo familiare del contribuente.

Con l’avvento di un sistema a deduzione fissa questa possibilità verrà meno privando le famiglie di tutta una serie di detrazioni d’imposta, come quelle per la scuola o per i disabili, che con il tempo si sono tramutate in agevolazioni a tutti gli effetti.

MAGGIORI VANTAGGI PER I LAVORATORI AUTONOMI

Questa è una delle caratteristiche più positive di una semplificazione (se così sarà) del sistema tributario. Una categoria sinora troppo bistrattata dal fisco potrebbe ricevere benefici sia in termini squisitamente fiscali (aliquote più basse) sia – e soprattutto – in termini di semplificazione fiscale.

Secondo le simulazioni di Eutekne, avere un inquadramento di lavoro come collaboratore parasubordinato nella forma di partita Iva diventerà estremamente conveniente per tutti coloro che dichiarano una retribuzione compresa tra 35 mila e 80 mila euro.

Il vantaggio del lavoro autonomo contro quello da dipendente è così evidente che il governo ha dovuto inserire nel testo della manovra una sorta di “clausola di salvaguardia”: “Un divieto a convertirei lavoratori dipendenti in autonomi. Questo divieto si applica a chi nei due anni precedenti l’entrata in vigore della legge di bilancio ha percepito redditi da lavoro dipendente”.

Cosa fanno gli altri Paesi

Tra i Paesi che hanno adottato la Flat Tax non c’è nessuno dei grandi Paesi occidentali. Non è neppure nei programmi di Donald Trump in America, che si è battuto spesso su tematiche fiscali.

Allora, forse,  in Italia il problema non è tanto l’aliquota marginale, ma l’eccessiva burocratizzazione fiscale

Pochi lo sanno ma tra tante classifiche economiche che ci vedono agli ultimi posti, quella che più ci bastona è sul livello di complicazione del sistema fiscale. Nel 2017 siamo, secondo la Banca Mondiale, al 126esimo posto: subito prima della Repubblica Domenicana e dopo il Kenya; lontani dal penultimo Paese dell’Unione Europea (la Bulgaria che naviga attorno all’ottantesima posizione) e ancora di più da quella Grecia, la cui crisi è stata, in parte, spiegata dall’assoluta inefficienza del suo sistema di accertamento e riscossione. Siamo penalizzati – prima ancora che per il livello della tassazione (elevato ma ci sono, comunque, almeno sei Paesi in Europa dove la pressione fiscale è più elevata) o per la sua pessima distribuzione tra percettori di rendita e chi lavora – per il numero esorbitante di adempimenti e per il tempo che dobbiamo spendere a farlo: paghiamo le tasse quattordici volte l’anno e un imprenditore passa, mediamente, 240 ore all’anno con il proprio commercialista. Una complicazione che, ovviamente, è la migliore possibile alleata dell’evasione fiscale; ed è figlia di mille pressioni di lobby scomposte che hanno reso il sistema fiscale profondamente iniquo. Al punto che fa sorridere chi si oppone a proposte come quella della Flax Tax, aggrappandosi ad una Costituzione che chiede che le tasse siano pagate in ragione della loro “capacità contributiva” e “secondo criteri di progressività”.

Ha ragione, dunque, chi chiede una fortissima semplificazione del fisco. Tra i Paesi dove il Fisco non è percepito come un nemico ci sono Paesi europei con aliquote multiple e progressive. Con una differenza, però rispetto all’Italia: c’è certezza nei rapporti tra lo Stato e i cittadini ed essa è considerata un elemento minimo per dare dignità al cittadino e legittimità allo Stato. Nel caos, invece, il suddito prova a sottrarsi al proprio dovere e la stessa burocrazia fa errori.

Tuttavia, una proposta più modesta ma sicuramente efficace sarebbe quella di far corrispondere all’aggio che compensa lo Stato che riscuote un credito a cui ha diritto, una compensazione – di uguale misura ma direzione contraria – al contribuente nel caso in cui sia lui ad avere ragione.


Fonti:

https://www.ilmessaggero.it/economia/news/flat_tax_partite_iva_ultime_notizie-4079394.html;

https://www.guidafisco.it/flat-tax-cos-e-come-funziona-domanda-durata-opzione-1859

Istituto Bruno Leoni

Linkiesta 


 

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