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Il modello economico lineare “take-make-dispose” si basa sull’accessibilità di grandi quantità di risorse ed energia ed è sempre meno adatto alla realtà in cui ci troviamo. Le iniziative a sostegno dell’efficienza – che lavorano per la riduzione delle risorse e dell’energia fossile consumata per unità di produzione – da sole possono ritardare la crisi del modello economico, ma non sono sufficienti a risolvere i problemi dati dalla natura finita degli stock.

È necessaria la transizione dal modello lineare ad un modello circolare, che nella considerazione di tutte le fasi – dalla progettazione, alla produzione, al consumo, fino alla destinazione a fine vita – sappia cogliere ogni opportunità di limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e di minimizzare scarti e perdite, ponendo attenzione alla prevenzione delle esternalità ambientali negative e alla realizzazione di nuovo valore sociale e territoriale.

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation economia circolare «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».

L’economia circolare si presenta quindi come una risposta pratica ai problemi ambientali causati dai processi produttivi e dallo stile di vita consumistico del mondo industrializzato.

L’Unione Europea ha scelto l’economia circolare come forma di economia che permetterà alle persone di vivere bene rispettando i limiti del nostro pianeta. Essa infatti permette di raggiungere un equilibrio sostenibile tra risorse disponibili e le risorse consumate.

Passare ad un modello di economia circolarecomporta alcuni passi:

  • Netta riduzione dell’uso delle risorse primarie
  • Allungamento il ciclo di vita di ogni prodotto
  • Progettazione di oggetti riparabili
  • Nuovi contratti per l’uso condiviso di prodotti e servizi
  • Riciclo di tutti i materiali recuperabili (plastica, carta, vetro, metalli…)
  • Azzeramento della produzione di rifiuti

Lo sviluppo di prodotti ecosostenibili in Italia e all’estero

In un articolo del “Corriere della Sera” si fa notare come sempre più startup e aziende innovative puntino sull’economia circolare.

Alcuni esempi?

In Italia l’azienda Aquafil produce un filo in nylon riciclato che viene utilizzato dall’ Adidas per produrre i suoi costumi.

Le traverse ferroviarie realizzate utilizzando pneumatici dismessi e plastica da rifiuto urbano di GreenRail.

Il lanificio Bellucci di Prato che utilizza lana 100% rigenerata, e sempre a Prato nel secolo scorso era stato lanciato il primo modello di produzione sostenibile con la lana rigenerata: materia prima che scarseggiava e che quindi veniva «stracciata» per poi essere recuperata nella produzione di nuovi abiti.

L’azienda bergamasca Grifal produce un «cartone ondulato» totalmente riciclabile e così resistente da poter sostituire il polistirolo o altri materiali chimici da imballaggio. Lo scorso giugno l’azienda si è quotata all’Aim e dopo un solo mese il valore delle sue azioni ha registrato un più 160%.

Sempre in Italia la Novamont è un’azienda che ha creato la plastica biodegradabile, utilizzata sia per le buste della spesa, sia in agricoltura.

Infine, un’azienda olandese ha progettato uno smartphone modulare, costruito per essere riparato chiamato Fairphone(dal costo di 399 euro costruito con materie prime che non provengono da zone di conflitto).

La prima regione in Italia a promuovere l’economia circolare: l’Emilia Romagna

La regione Emilia Romagna è stata la prima in Italia ad avviare a fine 2015 un percorso verso l’economia circolare,varando una legge specifica che prevede anche un forum di confronto su queste tematiche. Questa legge affianca delle norme già avviate in precedenza, tutte mirate al miglioramento e all’innovazione del territorio.

Gli obiettivi che la regione Emilia Romagna si era prefissa con l’introduzione della legge sull’economia circolare erano:

  • Riduzione del 20% della raccolta dei rifiuti urbani pro-capite
  • Raccolta differenziata al 73%
  • Riciclaggio del 70% dei materiali raccolti
  • <5% dei rifiuti da destinare alla discarica

Per riuscire in tutto questo la regione ha messo in atto alcune disposizioni per stanziare degli incentivi economici da destinare ai comuni che ottengono i migliori risultati; favorire le riduzioni dello spreco alimentare a partire dalla fase di produzione e commercializzazione; favorire i progetti di riuso a fine vita; favorire i sistemi di raccolta differenziata; promuovere la modificazione a monte della produzione di beni non riciclabili e infine incentivare il compostaggio domestico e di comunità.

Fonti:

http://www.economiacircolare.com/cose-leconomia-circolare/

https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/economia-circolare-materie-prime-risorse-pianeta-terra-green-salvezza/fcfc5dde-4350-11e9-9709-cc10f0c9377f-va.shtml


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